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Un capoluogo di provincia o un capoluogo provinciale?


I sassaresi sono tipi strani, hanno sempre rinnegato il passato, snobbato il presente e scacciato il futuro. La storia della città dice questo e le condizioni attuali non smentiscono le carte. 130 mila abitanti, 130 mila critici, 130 mila assenti.

Ammettiamolo una volta per tutte, il nostro non è solo un capoluogo di provincia, è piuttosto un capoluogo di provinciali.


Abili a notare la pagliuzza nell’occhio del vicino, ma incapaci di togliere la trave dai propri occhi. Occhi talvolta contornati da paraocchi, talvolta ricoperti di prosciutto (tagliato fine).

Occhi che potrebbero vedere il bello ogni giorno, ma che si limitano ad osservare il brutto, o spesso il bello, quello degli altri. Emergere da una realtà simile non è cosa facile, farsi notare diventa una missione impossibile, inseguire un sogno può essere un incubo.


Non siamo qui per far critiche gratuite ai sassaresi, ne per dare consigli alla classe politica.

Siamo qui per descrivere la quotidianità sommersa, fatta di sacrifici, lotte, impegno e speranze.

Gli artisti, di qualsiasi disciplina, ci sono e ci sono sempre stati e come sempre non vedono l’ora di far sapere al mondo che sono all’altezza della situazione.


L’arte, nel senso letterale del termine, è in costante fermento ed in continua evoluzione. Nuovi talenti sbucano dal nulla e si affacciano timidamente alla luce della ribalta, qualche volta però si devono portare dietro una torcia perché qualcuno è sempre in agguato pronto ad abbassare l’interruttore... Le manifestazioni legate al mondo dell’arte si alternano di continuo, ma spesso in modi e tempi assolutamente inconciliabili ed incomprensibili, manca di sicuro una guida, una regia che coordini gli sforzi. Sarebbe necessario il famoso “sistema” che altrove funziona, già ma altrove funziona sempre tutto bene, no? Qui il copia ed incolla è una funzione nota solo agli informatici. Peccato.


Altro aspetto che vive sotto le lenzuola sassaresi è quello musicale. Un mondo parallelo avvolto dal mistero. Un mondo ideale senza idee, sudore che scorre sempre tra i soliti pavimenti, qualche volta anche tra i soliti prati. Certo i musicisti di talento non mancano a questa città, mancano invece gli organizzatori talentuosi, regnano comunque quelli presuntuosi, quelli incapaci di valorizzare i giovani (anche meno giovani) ispirati ed affamati componenti della scena. Affamati di tutto, e capaci di fagocitare tutto, specialmente le tonnellate di merda buttata da chi crede di concimare una realtà ed invece la sommerge senza pietà.


Sassari ha fame, ma la guerra è passata, Sassari ha fame, lo zimino non basta più.

Sassari ha fame, i cavoli ce li siamo mangiati a merenda. Sassari ha fame.

Fame di fama.



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