Da grande farò l’astronauta, da grande diventerò una maestra, grande sarò un archeologo, da grande farò la mamma, da grande diventerò un pilota d’auto, da grande sarò una stilista.
Da grande, già ma quanto grande?
Da piccoli vediamo il nostro futuro delineato e chiaro, ci immaginiamo realizzati, abbiamo un ruolo ben definito all’interno di una società ideale che non conosciamo. Sogniamo ad occhi aperti per visualizzare ogni dettaglio del nostro avvenire. Sogniamo e non abbiamo paura di svegliarci all’improvviso per constatare l’incoerenza tra desiderio e realtà. Da grandi abbiamo paura, smettiamo perciò di difendere, all’interno della testa, lo spazio necessario da riempire a dovere con sogni e desideri. Nella testa dei bambini questo prezioso magazzino è rappresentato dalla totalità dei pensieri. Crescendo, riduciamo giorno dopo giorno la superficie dedicata, la rimpiccioliamo sempre di più, la selezione diventa molto cinica.
Ma smettiamo veramente di sognare?
No, non smettiamo di sognare, semplicemente ma con cura costruiamo nel tempo un’alternativa. Questa alternativa ha forme diverse per ognuno, ma generalmente ha l’aspetto di una cassettiera. Può essere una dispensa, una cassapanca, un armadio, un comò, per alcuni è una cassaforte per altri ha le sembianze di un cesso...
Ecco dove vanno a finire i sogni, qui in questi luoghi immaginari riponiamo temporaneamente i desideri, li nascondiamo, ogni tanto gli diamo un’occhiata per rassicuraci, per avere la certezza che nessuno ce li abbia fottuti. O forse cerchiamo solo di assaporare la sensazione di magia che nutre l’anima infantile ormai sperduta in un involucro datato.
Ma che ci fanno tutti questi sogni lì dentro?
Nulla, niente, un cavolo, un piffero, un beneamato cazzo! I sogni nel cassetto non maturano interessi. Non crescono nel tempo, non si realizzano da soli, non germogliano, non diventano realtà. Sapete in cosa si trasformano? Si tramutano in aria, in polvere, in muffa, in rimpianti, in merda. Perciò tecnicamente esistono 2 possibilità.
aprire i cassetti, tutti e senza imbrogliare (noi stessi), tirar fuori quello che c’è o quello che ne è rimasto, pulire la mente, mettere ordine nel magazzino e ficcarceli dentro.
ripartire da zero, prendere una tanica di benzina e bruciare la cassettiera (hey belli questa è metafora, non rompete le palle ai pompieri dicendogli che volevate dar fuoco ai sogni, quelli vi portano in psichiatria!).
Insomma dov’è finito l’astronauta? dov’è la maestra? che fine hanno fatto l’archeologo, la mamma, il pilota e la stilista? Controllate bene in quello spazio, proprio quello ai margini della mente, quello in fondo a destra (non il bagno). Guardate con attenzione, rimane sempre qualcosa. Trovato? Bene, spolveratelo e fatelo diventare realtà. Da grandi.