Arriva puntuale quell’attimo di sospensione che divide il giorno dalla notte. E’ come una sirena silenziosa che annuncia la fine delle ostilità, o l’inizio della guerra.
E’ il segnale. E’ un momento di scelte.
Hai deciso, esci di casa e vai alla ricerca di ossigeno refrigerato, quello blu, quello che rimette in ordine le idee ormai confuse delle ora precedenti.
Cosa noti.
I semafori.
I semafori li vedi subito perché lavorano comunque, anche se non hanno file da sistemare, stanno lì e aspettano.
Poi ci sono le insegne dei negozi. Queste lavorano comunque, nel vano tentativo di ricerca, di richiamo verso clienti che non ci sono. Devono servire da promemoria per il giorno dopo.
Poi c'è l’acqua sui marciapiedi.
Già, l’acqua.
Ai bordi delle strade si formano dei piccoli fiumi, con laghi, affluenti, rigagnoli e pozzanghere. Le trovi solo difronte ai Bar appena chiusi, alle pizzerie o qualche piccola bottega che ancora crede nella pulizia. Tutte queste acque profumano.
Se abiti in un quartiere con tanti negozi di questo tipo, quel momento diventa “il momento dei fiumi di lavanda”.
Allora vai oltre spinto dalla fragranza che hai anche nel cesso di casa tua e svolti nel silenzio. Cambi via, ne scegli una poco frequentata. Lasci le luci e cammini al buio con la tua ombra che traccia il percorso. E questo potrebbe essere considerato un paradosso.
Ecco, proprio ora che sei davvero in solitudine inizi ad avvertire delle presenze. Sì perché non si vedono, si avvertono con l'istinto, con l’udito e si concretizzano con la fantasia.
Le puoi solo immaginare, sai come i personaggi di un romanzo che alla fine diventano reali, nella tua mente.
Senti il suono stridulo ceramico di una posata che sbatte sul piatto, forse qualcuno ha finito la cena. Senti un profondo colpo di tosse secca, forse qualcuno sta male. Senti discutere animatamente una coppia, forse qualcuno non è in armonia. Senti la voce prepotente di un televisore, forse qualcuno è annoiato. Poi senti un cane abbaiare ed un padrone sussurrare: zitto, stai zitto... Senti ridere, senti Din! sono bicchieri, il telefono che suona, il pianto di un bambino.
Continui perché ora davvero senti vivere le vite al di là di quei muri e avverti una strana sensazione di fiducia da parte loro. Inspiegabile.
Sì fidano di te e di tutti quelli come te che sono dall’altra parte, o forse semplicemente non sanno che ci sei, di sicuro ignorano tutto ciò che sta fuori dalla porta di casa. Loro non sanno di te nè di nessun altro, non sanno della forchetta, della tosse, della lite, del cane, forse sanno solo della televisione perché la guardano e probabilmente anche loro sono annoiati.
Perciò ti chiedi chi è davvero consapevole dell’insieme e chi ha la visione più ampia del momento.
Perciò ti domandi se le mura delle case proteggono dal vento o isolano dalla vita.
Perciò ti metti nei panni di chi vive il tempo rinchiuso tra i mattoni e porta avanti la sua personale ed offuscata idea di cosa è l'essere parte.
Però ci sono le strade notturne, passerelle di apertura sociale che in silenzio raccolgono la fiducia o l’indifferenza. Animano il buio della città. Raccontano episodi, piccoli frammnenti della vita di qualcuno, la regalano al passante, ma solo quello che è in grado di sentire e capace di immaginare. Le strade notturne emanano intimità. Le strade notturne parlano di noi.
Questa magia avviene solo d'estate, quando le finestre restano aperte. Quando il caldo obbliga l'uomo a fidarsi per non sudare. Una condivisione forzata dell'intimità familiare in cambio della fresca aria notturna. E' uno scambio equo.
Quando arriva quel momento apri la porta, esci di casa e vai ad ascoltare.