“Non a tutti è concesso di prendere un bagno di moltitudine: godere della folla è un'arte; e può concedersi un'orgia di vitalità a spese del genere umano soltanto colui al quale una fata ha instillato fin dalla culla il gusto del travestimento e della maschera, l'odio del domicilio e la passione del viaggio.
Moltitudine, solitudine: termini equivalenti e convertibili per il poeta attivo e fecondo. Chi non sa popolare la sua solitudine, non sa neppure restare solo in mezzo a una folla indaffarata.
Il poeta gode di questo incomparabile privilegio: che può essere, a suo piacere, se stesso e un altro. Come quelle anime erranti che cercano un corpo, egli sa entrare, quando vuole, in qualunque personaggio. Solo per lui tutto è vacante. E se certi luoghi sembrano essergli preclusi, è che ai suoi occhi non valgono la pena di essere visitati.
Il passeggiatore solitario e pensoso ricava un'ebbrezza singolare da questa universale comunione. Colui che facilmente si sposa alla folla, conosce le gioie febbrili di cui resteranno eternamente privati sia l'egoista, chiuso come un forziere, sia il pigro, rintanato come un mollusco. Lui sa fare proprie tutte le professioni, tutte le gioie e tutte le miserie che le circostanze gli offrono.
Ciò che gli uomini chiamano amore è ben poca cosa, ben limitata e ben debole, paragonata a questa ineffabile orgia, a questa santa prostituzione dell'anima che si dà tutta intera, poesia e carità, all'imprevisto che si mostra, all'ignoto che passa.
Non foss'altro che per umiliare una volta tanto il loro stupido orgoglio, è bene insegnare ai felici di questo mondo che ci sono felicità superiori alle loro, più vaste e più raffinate. Fondatori di colonie, pastori dei popoli, missionari esiliati in capo al mondo, conoscono senza dubbio qualcosa di queste misteriose ebbrezze; e in seno alla grande famiglia che il loro genio si è formata, a volte forse ridono di tutti coloro che li compiangono per la loro sorte così agitata e per la loro vita così casta.”
- Le Folle -
Tratto da “Lo spleen di Parigi” di Charles Baudelaire.
Questo testo sembra fatto a posta per descrivere la vita di alcune persone che vivono la strada per manifestare la propria appartenenza al mondo. Per scelta o per obbligo, troviamo suonatori agli angoli degli edifici, madonnari sui marciapiedi, giocolieri agli incroci stradali, incontriamo artisti che hanno doti uniche, hanno il potere della comunicazione. Non si sono omologati agli standard comuni dei settori d’appartenenza. Non frequentano le gallerie, i grandi festival o gli show itineranti. Regalano musica, arte e gioia ai passanti. Gratis. La prossima volta che incontrerete uno di loro, uno di questi personaggi dalle caratteristiche così pittoresche, ricordatevi che vi trovate di fronte ad un artista. Un artista che ha scelto la casualità della folla come target di riferimento.
Un artista che appartiene davvero al pubblico mentre voi siete per lui il suo pubblico appagante.
Ah, se poi vi ricordate di avere delle monete in tasca potete anche dargliele...