“Di contaminazione si può parlare ogni volta che un grande linguaggio crea un corto circuito tra l' universalità e il genius loci”. Spiega Achille Bonito Oliva: “Prenda l' arte greca. La sua classicità inizialmente si è consumata esclusivamente dentro i confini della Grecia antica ma poi questa stessa classicità si è aperta verso l' Asia e verso gli altri frammenti del Mediterraneo dando così vita all' ellenismo, uno dei primi casi di ibridazione e contaminazione artistica”. D' altra parte, secondo Bonito Oliva, “l' artista è qualcosa di molto simile ad un barman con il suo shaker che a volte ci propone un cocktail dal sapore amaro e a volte un altro ben più dolce”. Sempre all'inseguimento di un' idea di creatività a tutto campo, di arte totale che sembra essere alla base di ogni tentativo, felice, di ibridazione: “Non era quello che aveva voluto fare Richard Wagner inventando Bayreuth con il musicista che si trasforma da semplice inventore di suoni in uomo spettacolo?”
La contaminazione è una violazione di un genere definito. Una mescolanza tra diversi elementi che tendono a crearne ogni volta di nuovi. Pensavate di trovare un’inchiesta su qualche discarica abusiva? sui cibi avariati nei ristoranti stellati? su virus ed epidemie? Niente di tutto ciò, almeno in parte perché la contaminazione può essere vista come un virus benevolo o come un’epidemia positiva.
Di contaminazioni nel mondo dell’arte se contano a centinaia, migliaia, forse infinite se consideriamo arte qualsiasi forma espressiva del genere umano.
La contaminazione è sempre esistita, con metodologie di apprendimento e pratiche differenti, ma soprattutto con tempi differenti.
Proprio il tempo è un elemento fondamentale che caratterizza il nostro presente. Se fino a qualche decennio fa per subire l’influenza delle visioni e delle idee altrui ci si doveva spostare geograficamente, ci si doveva trovare personalmente a contatto con la dimensione infettiva, oggi no. Oggi gli stimoli virali arrivano da tutte le direzioni possibili, le metamorfosi non sono più solo quelle cafkiane, ma piuttosto quelle tecnologiche e sociali.
La televisione ha spianato la strada a contaminazioni massificate (non ci sarà una polemica sull’influenza televisiva nel mondo), ed ora si è raggiunto il culmine con l’introduzione del Web e ovviamente per mano di tutti i protagonisti che lo compongono. Il tempo quindi è diventato sottile, ha perso la caratteristica dell’assolutezza dando così ragione ad Einstein.
Le occasioni per le contaminazioni ora sono numerosissime rapidissime e efficacissime. Si diffondono alla velocità della luce (insomma Einstein è sempre tra noi).
Però però... c’è sempre un però, e questo però è riferito al tempo di durata, cioè alla vita delle contaminazioni “moderne”. Se alcuni secoli, ma anche non troppi decenni fa si assimilavano con calma, si assaporavano piano piano come un brodo caldo e si digerivano più lentamente di una peperonata, oggi si mangiano in piedi, in un solo boccone e ce le ritroviamo nel cesso dopo 5 minuti. Quindi possiamo parlare sia di contaminazioni da fast food che di contaminazioni ad alta digeribilità, anche se questo abbinamento nella realtà non è dimostrato...
La conclusione non è del tutto negativa, poiché si potrebbe dirigere facilmente il ragionamento verso un’idea di plagio intellettuale legalizzato, ma anzi genera e racchiude senza dubbio una tendenza positiva perché la condizione più interessante ora è che siamo tutti untori. Siamo tutti affetti da virus “benevoli” e ci contagiamo a vicenda molto più di quanto non sia mai accaduto nella storia dell’uomo e delle epidemie di peste che ha conosciuto. Ciò che pensiamo, produciamo, mostriamo agli altri può fare il giro del mondo in 5 secondi lasciano delle piccole tracce di noi qua e la. Capita perciò di trovare somiglianze e impercettibili frammenti ideologici e caratteriali che riconosciamo come nostri anche in perfetti sconosciuti. Capita perciò anche l’opposto in noi stessi.
Siamo proprio un bel mix culturale o solo un bel casino da mettere a posto? Come sempre la storia ci darà una risposta. Nel frattempo facciamoci contaminare.