Si può avere una seconda vita. Bell’affermazione.
Si può avere una seconda vita? Bella domanda.
Questo, come già ribadito altre volte, non è il luogo della scoperta rivelatrice, questo non è il comodo divano di uno psicologo. Qui non troverete risposte alle domande esistenziali che vi ronzano quotidianamente nella testa; perciò se volevate leggere i segreti della felicità, i dieci passi per una vecchiaia serena o le 5 regole per la salute di ferro, be’ se volevate tutto questo è bene sottolineare un avviso.
Avviso: se avete perso la bussola non cercatela qua, seguite la stella polare, seguite i Re Magi.
Seguite l’istinto non l’estinto.
Torniamo a noi, torniamo alle cose frivole o meglio torniamo alle cose, già perché è proprio alle "cose" che era rivolto il pensiero.
Quelle cose che vivono una seconda vita anche a distanza di anni, di decenni e volte di secoli. Prima è doveroso prendere l’ascensore ed elevare il concetto, trasformarlo e portare il ragionamento da oggetti a cose.
La trasformazione degli oggetti in cose infatti presuppone anche una sviluppata dedizione nel risvegliare le memorie, nel ricreare ambienti, nel farsi raccontare storie e nel praticare sia la così detta “nostalgia chiusa”, che si ripiega in se stessa nel rimpianto di ciò che si è perduto, sia la “nostalgia aperta”, capace di elaborare positivamente il lutto della perdita. Nella nostalgia aperta le cose non sono più sottoposte al desiderio inappagabile di ritorno a un irrecuperabile passato, non aderiscono al sogno di modificare l’irreversibilità del tempo, di rovesciare o perpetuare la sequenza di quegli eventi che si presentano una sola volta per tutta l’eternità, ma sono diventate veicoli di un viaggio di scoperta di un passato carico anche di possibile futuro. Ovviamente quella “chiusa” reprime quest’ultima possibilità.
La tendenza a valorizzare gli oggetti (cose) del passato ha indubbiamente avuto un boom a metà degli anni ’90, in contemporanea con lo sviluppo di internet e legato alla nascita di alcune piattaforme di vendita e scambio tra utenti. Inutile fare nomi, siete tutti a conoscenza dei principali siti di riferimento. Molti di voi sono o sono stati di certo anche protagonisti attivi di questo trend, perciò eviteremo dilungamenti, elogi o critiche.
La verità è che se prima di questo periodo era consuetudine sbarazzarsi senza pietà e senza rimorsi di qualsiasi tipo di cosa, ma per sbarazzarsi s’intendeva l’eliminazione totale (o quasi) del bene, oggi avviene il processo inverso e prima di rinunciare del tutto a qualcosa si passa per valutazioni, confronti e ricerche. Quello che prima non veniva preso in considerazione oggi di sicuro può esibire fan, gruppi di sostegno e intere pagine di recensioni. Quello che prima non aveva un valore oggi spesso costa più della stessa versione appena uscita dalla fabbrica (non solo per i prodotti dell’industria).
Citando Lydia Flem: “...non sono soltanto cose, recano tracce umane, sono il nostro prolungamento. Gli oggetti che a lungo ci hanno fatto compagnia sono fedeli, nel loro modo modesto e leale. Quanto gli animali o le piante che ci circondano. Ciascuno ha una storia e un significato mescolati a quelli delle persone che li hanno utilizzati e amati. Insieme formano, oggetti e persone, una sorta di unità che si lascia smembrare a fatica”
Oltre ai sentimenti c’è un’altro aspetto molto interessante da non dimenticare e da non sottovalutare minimamente. L’impatto ambientale.
Vi ricordate cosa c’era scritto all’inizio? Ecco, perciò ora non avrete il piacere di scoprire come salvare il pianeta dal surriscaldamento o dall’invasione delle cavallette.
La commercializzazione degli oggetti “dimenticati”, rappresenta ormai un settore economico solido ed in continua crescita, senza distinzione di categoria merceologica. Tutto il comparto contribuisce alla diminuzione degli scarti di produzione, dei residui solidi nelle discariche e grazie alla nascita dei mercatini locali dedicati, anche dell’inquinamento da trasporto. Insomma quando andate nella cantina di vostra nonna, quando rovistate nei cassetti o quando aprite la porta del garage, evitate di farlo con distrazione. Lasciate perdere quei sacchi enormi della spazzatura, non cedete alla tentazione di dar fuoco a tutto. Quello che avete davanti agli occhi potrebbe valere un sacco di soldi!!!
O potrebbe essere molto utile a chi invece non ha neanche una busta nera da indossare.
Sì, può avere una seconda vita.